La documentazione nel palazzo dove fu occultato per 60 anni il primo
Franco Giustolisi
Un vecchio faldone scuro, alto una decina di centimetri. Roso dal tempo, sbrecciato, polveroso. Ha un'età ragguardevole, poco meno di 60 anni. A fatica si legge l'intestazione: «Criminali di guerra - Proced. (sta per procedimenti, ndr) contro Roatta ed altri» (seguono i nomi di altri 32 imputati, ndr). Altra documentazione che si scova nel cinquecentesco palazzo di via degli Acquasparta, in Roma, dove hanno sede i vertici della giustizia militare e dove fu trovato, nel giugno del 1994, l'armadio della vergogna, che nascondeva i fascicoli delle stragi commesse dai nazifascisti, nel nostro paese, dall'8 settembre del 1943 al 25 aprile del '45. Decine e decine di migliaia di morti, all'enorme maggioranza dei quali si deve ancora giustizia, che la memoria tende a dimenticare e che la storia fatica ancora ad inserire nel suo tabellino di marcia.
Ora di questo secondo armadio della vergogna di cui ho già parlato sul manifesto di circa un mese fa, e che è figlio o padre del primo, come cercherò di spiegare più avanti, si individuano le prime tracce per via di questo faldone. Contiene riferimenti alla Commissione d'inchiesta presieduta dal senatore, antifascista di lunga data, Luigi Gasparotto. Fu nominata il 6 maggio del 1946 da un governo che oggi chiameremo di centrosinistra e che più di un anno dopo un governo di formazione opposta, un berlusconiano di destra diremmo oggi, si incaricò di annullare in ogni modo, nascondendo i risultati agghiaccianti. Riguardavano le imprese compiute dai generali fascisti nei territori aggrediti dal fascismo: Jugoslavia, Albania, Grecia, Unione Sovietica, Etiopia. Fu una gara, tra loro e i nazisti, SS comprese, a chi si distinguesse in bieca crudeltà.
I due armadi
Italiani brava gente? No: italiani brutta gente
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I DOCUMENTI SCOMPARSI
Armadio o «cassonetto», è sempre una vergogna
f. g.
Dino Messina sul Corriere della sera del 7 agosto, riprendendo il mio articolo apparso sul manifesto del 27 giugno intitolato «L'armadio della vergogna 2», dà la parola al procuratore militare di Roma il quale dice: «Si tratta di una invenzione giornalistica che non corrisponde alla realtà delle cose»
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GLI IMPUTATI
Da Roatta a Biroli, le gesta dei comandanti fascisti
Mario Roatta, grande amico di Galeazzo Ciano, direttore del Sim, il servizio segreto militare che ideò e attuò l'assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli. Comandante della II Armata in Croazia, ordina ai suoi uomini di «applicare le mie disposizioni senza falsa pietà»
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Riusciremo mai un giorno a sapere la verità?
Io non credo.
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