La Commissione Ue boccia il decreto sulla libera circolazione. Gruppo EveryOne: "Una straordinaria vittoria per i Diritti umani, ma il razzismo continua a colpire Rom e stranieri 'sgraditi', causando spaventosi drammi umanitari"
Dopo un'azione internazionale complessa, che ha coinvolto Istituzioni Ue, organizzazioni per i diritti umani, forze e personalità politiche antirazziste, attivisti Rom (come dimenticare il lavoro di raccolta informazioni e testimonianze di Nico Grancea?) e persino testimoni dell'Olocausto (da Piero Terracina all'indimenticata Tamara Deuel e a Nedo Fiano), il Gruppo EveryOne accoglie con immensa soddisfazione i frutti di una formidabile vittoria dei Diritti Umani. La Commissione europea, infatti, ha bocciato in toto il decreto legislativo sulla libera circolazione nell'Unione europea. Il decreto Maroni prevedeva l'espulsione per chi non avesse residenza né mezzi di sostentamento. La Commissione ha ritenuto illegittima tale misura, che di fatto era stata congegnata come legge razziale nei confronti dei Rom. Le autorità potranno, tutt'al più, ma sempre senza ledere i diritti delle minoranze, consegnare agli "ospiti sgraditi" un invito - non impegnativo - a lasciare il Paese. Basta deportazioni, basta "allontanamenti" fuori dai confini del comune, della provincia, della regione o addirittura dello Stato italiano, che hanno caratterizzato un lungo periodo di violazioni e abusi istituzionali, un periodo durante il quale abbiamo assistito al triste rifiorire di ordinanze e provvedimenti simili a quelli attuati dal regime nazifascista. Dopo aver manifestato disappunto per la decisione della Commissione, Maroni ha dichiarato a denti stretti che il governo "eviterà di modificare il decreto del 2007 sulla libera circolazione». Naturalmente è necessario non abbassare la guardia, perché il movimento razzista - che ha raggiunto i vertici del potere - può cambiare il pelo, a causa delle sferzate europee, ma non il vizio, che è palesemente quello di perseguitare le minoranze razziali che gli sono invise. Gravissimi esempi di intolleranza sono sotto gli occhi di tutti. Ieri le autorità hanno effettuato ben nove sgomberi di insediamenti Rom che si trovavano lungo il Tevere, a Roma. Le famiglie, con tanti bambini e persone gravemente malate, sono state messe sulla strada senza alcuna assistenza né alternativa di alloggio e gli agenti di forza pubblica hanno agito nei loro confronti come fanno i disinfestatori nei riguardi dei topi o degli scarafaggi. Situazione identica a Pesaro, città tradizionalmente rossa che non ha abbandonato le cattive abitudini del precedente governo: nessuna pietà per i Rom, neanche quando si tratti di bimbi nati da pochi giorni, di donne incinte, di malati terminali. "Questi 'pesci' non li vogliamo" ha tuonato un funzionario dei servizi sociali, "nelle nostre acque". Trenta esseri umani in condizioni di salute e di indigenza disperate sono già state denunciate per occupazione abusiva di stabile (nonostante si trovassero all'interno di un edificio fatiscente aspettando che il sindaco mantenesse le sue promesse di dare loro casa entro lo scorso settembre) e presto saranno costrette, in fila indiana come gli ebrei della Shoah a incamminarsi in una tragica "marcia della morte" verso il nulla, verso il gelo del prossimo inverno. Contemporaneamente, sono sempre di più i comuni che, in violazione della Costituzione italiana, hanno deciso di vietare e perseguire l'elemosina. Proprio in questi giorni il sindaco di Civitanova Marche Massimo Mobili ha firmato un'ordinanza (che Maroni definirebbe con compiacimento "creativa") contro l'accattonaggio. Firenze, un tempo città dell'accoglienza e della cultura multietnica, ha multato i Rom che dormono all'aperto, riparati da cartoni, con una sanzione di 160 euro. In seguito a questi provvedimenti persecutori, decine di famiglie Rom fuggono al di fuori dei confini italiani e il loro esodo è causa di un aumento della mortalità dei loro bambini, della perdita prematura dei loro malati più gravi, di una tragedia senza fine.
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