02/08/08

Esercito in Calabria, ma non per la ndrangheta.

Lo confesso , ci aspettavamo l’arrivo dell’esercito in Calabria !
E se fosse successo lo avremmo criticato come abbiamo sempre fatto. Questo perché crediamo che la lotta alla ndrangheta si faccia con altri mezzi che non sono quelli esclusivamente militari ma essenzialmente legati alla situazione sociale in cui versa la nostra regione. La ndrangheta ha paura del suo impero finanziario ed è attraverso i sequestri che si sente colpita. Ma ci viene spontanea una domanda,cercando di entrare nel cervello di Maroni, di La Russa e degli altri geni della nostra politica di governo: se questo è un pacchetto sicurezza, uno si immagina che questi soldati vengano mandati nelle zone a rischio. Zone dove avvengono omicidi in continuazione, dove c’è un clima di oppressione, dove ci sono intimidazioni contro le istituzioni, i sindaci non allineati, gli amministratori. La Calabria ci sembra che sia il terreno ideale per questo tipo di ragionamento.
Ci sono i nostri bravi duecento omicidi all’anno; ci sono le puntuali intimidazioni con invio di proiettili in busta; ci sono omicidi eccellenti come quello di Fortugno; c’è un organizzazione criminale considerata la più potente del mondo ; ci sono aree del territorio calabrese completamente sotto il controllo della ndrangheta grazie alla commistione fra criminalità e politica come hanno dimostrato recentemente le inchieste sul porto di Amantea e quello di Gioia Tauro, c’è infine un consiglio regionale con una trentina di indagati per diversi reati ed una caterva di inchieste in corso che vanno dall’eolico alle assunzioni dove vi sono coinvolti a vario titolo trafficanti vari, politici e faccendieri. Insomma abbiamo tutto ciò che serve per avere il nostro bravo esercito. D’altra parte le cronache quotidiane danno ragione ad un emergenza vera in Calabria. Il 1 febbraio viene assassinato Rocco Molè, boss di spicco; il 2 febbraio Giovanni Filianoti, agente generale Ina Assitalia di Reggio Calabria; l’11 febbraio Giuseppe Galdy, 50 muratore, incensurato; 22 marzo Luca Megna, figlio del boss Domenico, nell’attentato vengono gravemente ferite la bambina di 5 anni, in coma, e la moglie; il 25 marzo Giuseppe Cavallo 27 anni, parente di Pantaleone Russelli, boss del clan rivale di Megna, nell’agguato viene ferita la moglie. Il 26 marzo Antonio Longo, 50 anni imprenditore; il 27 marzo Francesco Campicchiano, 33 anni; il 29 marzo Silvestro Galati 21 anni genero del boss Demetrio Carmine Santaiti;l’ 8 aprile Antonio Lopreiato, 46 anni, commerciante;il 18 aprile Giulio Cesare Passafaro, 40 anni, pregiudicato; il 30 aprile Gino Benincasa, 65 anni, imprenditore ittico, ex consigliere comunale, indicato come elemento vicino alla ‘ndrangheta. Il 29 marzo viene ferito Giuseppe Liotti ; il 4 aprile vengono esplosi 11 colpi di fucile contro la casa del sindaco di Scandale; il 12 aprile vengono accoltellati Angelo e Pasquale Cammareri; il 20 aprile viene incendiata la casa del vicesindaco di Isca ; il 22 aprile esplode una bomba carta nell’auto di Francesco Zangari assessore ai lavori pubblici del comune di Sant’Agata del Bianco; sempre il 22 aprile viene sciolto il consiglio comunale di Gioia Tauro per infiltrazioni mafiose; il 27 aprile viene data alle fiamme un’auto dei Carabinieri di Stilo. Il 28 aprile il drammatico attentato a Antonino Princi a Gioia Tauro, l’imprenditore sopravvive ma perde braccia e gambe; ancora il 28 aprile attentato incendiario contro l’azienda di trasporti di Antonio La Valle, vengono dati alle fiamme 30 autobus e perdono il lavoro 50 operai.
Il 5 maggio a Reggio Calabria viene assassinato Antonio Gulli, 40 anni ex collaboratore di giustizia. Il 31 luglio a Lametia in pieno centro è stato assassinato Bruno Cittadino.

Peraltro bastava leggere l’ultimo rapporto dell’Eurispes per restare annichiliti . La 'Ndrangheta, si legge nel rapporto, viene considerata una vera e propria holding internazionale in grado di fatturare nel 2007 poco meno di 44 miliardi di euro, pari al 2,9 per cento del prodotto interno lordo italiano. Un giro d'affari equivalente alla ricchezza nazionale prodotta insieme da Estonia (13,2 miliardi di euro) e Slovenia (30,4 miliardi di euro). L'istituto ha localizzato 131 cosche attive in Calabria: ben 73 sono nella sola provincia di Reggio Calabria, 21 a Catanzaro, 17 a Cosenza, 13 a Crotone e 7 a Vibo Valentia. Di cosa campano queste cosche ? Del traffico di droga prima di tutto. Un introito per 27.240 milioni di euro,oltre il 62 del monte profitti illeciti. Poi viene l’infiltrazione nel settore dell'impresa, qui il fatturato dei gruppi criminali locali è stimato in 5.733 milioni. Completano i proventi illeciti i mercati di estorsione e usura (5.017 milioni), traffico di armi (2.938), mercato della prostituzione (2.867 milioni di euro).
Da questo drammatico elenco , dove sarà sfuggito molto altro, immaginavo già i carriarmati nella piazza centrale di Locri, i servizi di pattugliamento lungo le dorsali dell’Aspromonte e della Sila, tipo Afganisthan; i posti di blocco con tanto di mitraglietta che avrebbero potuto farti fare la fine del povero Calidari, militari in pattuglia presso il porto di Gioia Tauro, e via dicendo. Ed invece , l’esercito per tutto questo, non lo mandano, anzi lo mandano, ma altrove. A controllare gli ultimi della terra.
L’esercito si , ma senza rompere equilibri e non sottoporre i nostri giovani militi a qualche tiro incrociato di qualche ndranghetista che potrebbe essere scoperto con le mani in pasta con qualche valigetta di cocaina o di danaro destinato al riciclaggio in qualche catena di supermercati.
Meglio mandarli, in posti tranquilli, tipo a Crotone ed a Lametia.
Città dove , comunque, la ndrangheta non scherza. Città dove gli interessi malavitosi avevano già messo gli occhi su grandi iniziative edili quali l’Europaradiso a Crotone. Ma nemmeno per questo arriva l’esercito. Arrivano, e adesso lo dico per non spazientire i miei lettori, per i due Centri di espulsione, come si chiamano adesso, ex centri di permanenza temporanea (CPT). E sì avete letto bene. L’esercito arriva per questi disgraziati. Per controllare che stiano ben chiusi fino a quando dopo più di anno potranno essere di nuovo rimandati a morire di fame, di stenti e di guerra nei loro paesi d’origine. 100 soldati vigileranno sui disgraziati di Crotone all’interno del grande centro di accoglienza davanti l’aeroporto di Sant’Anna, e 30 sui disgraziati di Lametia rinchiusi nel centro gestito dalla cooperativa Malgrado Tutto. Insomma come tutte le leggi e leggine ,decreti e decretini, del governo Berlusconi, anche questo è un grande fumo negli occhi degli italiani desiderosi di “legge ed ordine”. I 3000 militari dislocati nelle cosiddette aree a rischio , non serviranno a nulla se non a buttare al vento un fiume di danaro. Ci saranno un militare ogni dieci comuni, alla fine , e qualche uomo in più che girerà insieme a poliziotti e carabinieri, e serviranno per qualche incauto scippatore di borsette, qualche tossico rubagalline, le discariche che le popolazioni non vogliono, ed infine per sorvegliare gli ultimi della terra che continuano a sbarcare nonostante le restrittive e razziste leggi sull’immigrazione , rinchiusi nei piccoli lager rinominati CEI .
Di questo saranno ben felici sicuramente i dirigenti dei due centri calabresi. Ce ne siamo più volte occupati sia del Centro di Crotone che di quello di Lametia. Non ci sono le condizioni umane per ricevere tutta quella gente in quanto al loro interno non ci sono le necessarie strutture sanitarie, né la possibilità che questa gente lì rinchiusa per 18 mesi possa tranquillamente avere le più elementari garanzie di trattamento umanitario. Non a caso piovono dal Consiglio europeo continue reprimende contro le nostre nuove leggi e contro i pestaggi e maltrattamenti che spesso sia i rom che gli immigrati subiscono al momento di essere fermati dalle forze dell’ordine. I due centri calabresi non sono in grado oggi come ieri ad assolvere i compiti per i quali sono stati chiamati. Dalle continue visite fatte da parlamentari di ogni schieramento politico sono sempre venute fuori storie di maltrattamenti e di suicidi. Ma ora ci sarà l’esercito e tutto sarà diverso. In cosa non lo sapremo mai. Intanto la ndrangheta potrà continuare nei suoi traffici, uno dei quali è proprio il controllo degli sbarchi e della gestione insieme ad organizzazioni criminali africane del traffico degli uomini che pagano cifre enormi nella speranza di realizzare il sogno europeo. Un sogno che si infrange sul bagnasciuga calabrese.

su Mezzoeuro del 2 agosto 2008

http://calabria.indymedia.org
Link correlati: http://scirocco.blog.tiscali.it

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